mercoledì 22 febbraio 2017

Percezione visiva e schemi gestaltici


La percezione visiva è stata studiata dalla psicologia della forma. La Gestalt ha dimostrato che la percezione sensoriale svolge un ruolo creativo. La Gestalt e in principio Max Wertheimer hanno individuato i principi del raggruppamento degli oggetti e si tratta di schemi innati che collegano e organizzano i dati che riceviamo attraverso l'organo della vista. I principi più importanti sono i seguenti:



Vicicnanza:




Siamo portati a raggruppare gli oggetti vicini tra loro.








Somiglianza:





In questo caso raggruppiamo oggetti tra loro simili.







Continuità:



Tendiamo a raggruppare gli oggetti che possono essere visti l'uno come la continuazione dell'altro.









Chiusura:

Siamo portati a raggruppare gli elementi in modo che formino una figura chiusa e quindi tendiamo a "completare" una figura nonostante le parti mancanti.




Pregnanza: 



Raggruppiamo gli elementi che possono costruire una figura semplice, regolare, simmetrica.






Buona forma:


Raggruppiamo gli elementi per ottenere la figura più semplice.



Esperienza passata:




Raggruppiamo gli elementi associati nella nostra esperienza precedente.





La nostra mente distingue la figura dallo sfondo ed è un altro aspetto fondamentale della percezione visiva ma non è sempre facile come nel caso della percezione fluttuante:

Come percepiamo il mondo

Il cervello e la mente sono la sede dei processi cognitivi e nessuno di questi processi sarebbero possibili senza le sensazioni. Quando  uno dei nostri organi di senso è colpito da uno stimolo si genera una sensazione che raggiunge una determinata area del cervello. Le varie sensazioni vengono unificate dalla percezione e questo avviene se non esistono lesioni o "difetti". E' fondamentale il ruolo dell'attenzione e agisce in modo consapevole e inconsapevole. Oltre all'attenzione, un fattore importante è la limitatezza dei nostri sensi. Noi siamo in grado di dare unità e organicità alle nostre sensazioni che ci presentano un mondo coerente.

Ecologia dell'apprendimento: il pensiero che interconnette

La pedagogia vive un rapporto molto stretto con lo sviluppo scientifico e tecnologico. Avvicina gli studenti a nuove discipline e nuovi strumenti con le conoscenze e i mezzi proposti dal progresso.
Il cervello è organizzato in reti neuronali e il pensiero che interconnette abbandona il modello di insegnamento lineare e unidirezionale a vantaggio di un modello circolare e multidirezionale, dando peso alla pluridisciplinarità e alla interdisciplinarità.
Si parla di modello ecologico perché il sapere è concepito non come una somma di componenti diverse, ma come un tutto organizzato in parti connesse tra loro. 

Lo studio della mente e del cervello: le neuroscienze

Gli studi che riguardano la mente e il cervello si situano in una zona di confine tra scienze della natura e scienze umane. Un tempo ad occuparsene erano la medicina e la filosofia, oggi soprattutto le neuroscienze:

  • neurochimica: studia il sistema nervoso a livello molecolare e biochimico.
  • neurobiologia: studia le cellule nervose e i piccoli sistemi neurali.
  • neurofisiologia: studia la fisiologia del sistema nervoso.
  • psicologia fisiologica, neuropsicologia, psicofisiologia: studiano aree nervose più estese per il comportamento in caso di lesioni. 
  • neurologia, neuropsichiatria: studiano aspetti clinici e patologici delle funzioni del sistema nervoso. 

Attività della mente e connessioni neurali

La mente è come un interfaccia tra l'individuo e il mondo, che dà senso alle cose, ossia stabilisce rapporti tra gli eventi, spiega quanto accade, interpreta i fatti. La mente fornisce senso agli eventi adottando spiegazioni standardizzate chiamate modelli. Ogni popolo e ogni cultura elabora i propri modelli e la propria versione del mondo, con la quale attribuisce un senso alla realtà. A volte i modelli diventano stereotipi, ossia delle idee standardizzate accettate senza spirito critico ed esperienze personali , che vengono spesso applicate a persone per qualche ragione diverse da noi (provenienza, religione, o comportamenti). I modelli si sviluppano a partire dall'infanzia, la mente di un bambino è quindi più povera di un adulto. 

martedì 21 febbraio 2017

Cervello e mente


Il cervello è necessario per lo svolgimento di tutti i processi psichici ed è concreto e materiale. Alla mente riconduciamo i nostri pensieri, ricordi, emozioni, idee, sogni ecc ed è astratta e consiste in un insieme di funzioni o operazioni. Il cervello può essere paragonato all'hardware di un computer, mentre la mente al software
Alcuni studiosi spiegano il funzionamento della mente con la sola attività del cervello: si tratta di una forma di riduzionismo, ossia una spiegazione che riduce tutti gli aspetti di una certa realtà a un solo fattore studiato da una disciplina.
Altri studiosi criticano il riduzionismo e quindi cercano una corrispondenza tra le funzioni della mente e le aree del cervello:
  • Concezione localistica: a ogni funzione mentale corrisponde un'area cerebrale autonoma.
  • Concezione interazionalistica: aree specializzate ma correlate tra loro.
  • Concezione antilocalistica: funzioni mentali svolte da tutto il cervello.



venerdì 3 febbraio 2017

Il suicidio


Per suicidio si intende dire l'atto col quale una persona si procura volontariamente e consapevolmente la morte. Il suicidio è il gesto autolesionistico più estremo tipico in condizioni di grave disagio o malessere psichico, in particolare in persone affette da grave depressione e/o disturbi mentali di tipo psicotico. Essi possono essere determinati anche da cause o motivazioni strettamente personali, ovvero eventi ben pratici quali particolari situazioni esistenziali sfavorevoli, condizioni economiche e sociali, delusioni amorose, condizioni di salute o di estetica, mobbing familiare, derisioni e bullismo.
IL SUICIO DI ELLEN WEST


Ellen West nasce nel 1888 da una famiglia ebraica, ricca e tedesca. Non aveva un identità precisa, ma era nota come una malata di mente. 
Il marito Karl descrive un episodio di una giornata particolare di Ellen, nella quale tutte le sue difficoltà sembravano scomparse. Quella sera si fece portare del tè a letto e vi mise all'interno del veleno. La mattina del 5 aprile 1921 il marito la trovò morta per l'ingestione di barbiturici e morfina in alte dosi. 
Ellen, entrò nella clinica di Bellevue il 14 gennaio, e fu dimessa il 30 marzo dello stesso anno. Alla dimissione esisteva la possibilità del suicidio, che era attesa sia dal dottor Ludwig Binswanger che dal marito della donna. Il suicidio è stato definito assistito dal dottor Hoche in una lettera a Binswanger, poiché se il marito non avesse messo a disposizione il veleno, ma l'avesse iniettato, allora si sarebbe trattato di un assassinio su richiesta. 
Furono trovati poi diari riferiti all'anno del suicidio ed emerge una figura di donna intelligente, che scrive poesie e annota i suoi sogni tra cui il desiderio di morte noto già dall'infanzia, espresso dai tentativi di suicidio oppure dal disturbo anoressico. 
Nel 1920 Hans Von Hattingberg applicava su Ellen una terapia di sostegno dedicata alla sua schizofrenia e nel suo studio, tentò lei il suicidio. 
Il suo suicidio rappresenta la situazione insopportabile a causa della schizofrenia incurabile.